6 gennaio: domenica gratuita nei musei di Arezzo
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Museo delle arti e tradizioni popolari dell’Alta Valle del Tevere - Palazzo Taglieschi
Palazzo Taglieschi, sede del Museo Statale delle arti e tradizioni popolari dell’Alta Valle del Tevere, sorge nel cuore del quartiere detto “del Borghetto”.
L’edificio, dalle forme sobriamente rinascimentali, è il risultato dell’accorpamento di preesistenti case a torre d'impianto medievale, avvenuto intorno alla metà del Quattrocento per volere della nobile famiglia anghiarese dei Taglieschi e ben visibile attraverso una serie di stratificazioni edilizie, tuttora presenti.
Dopo aver accolto le famiglie più bisognose di Anghiari nel secondo Dopoguerra del Novecento, fu ristrutturato con l'intento di ricreare l’atmosfera di una casa rinascimentale, caratterizzata dalla presenza di caminetti e portali in pietra, ed infine trasformato in museo, secondo il volere dell'allora proprietario, il sacerdote ed erudito Don Nilo Conti, che con questo scopo lo aveva donato allo Stato nel 1959 con lascito testamentario.
Le collezioni
Il percorso museale si articola in circa venti sale disposte su quattro livelli, in una movimentata e insolita successione di ambienti che si conclude in una loggia vetrata con vista dall'alto sul borgo di Anghiari.
Caratteristica peculiare dell'esposizione è proprio quella di affiancare alle opere maggiori un’ampia raccolta di oggetti legati alla vita e alle tradizioni popolari della zona, d’uso domestico e agricolo.
Attraverso frammenti scultorei e affreschi staccati, al piano terreno si documentano alcuni aspetti della storia della Valtiberina. Il piano nobile è dedicato alla scultura lignea e alle robbiane e conserva il capolavoro del Museo, la Madonna con Bambino di Jacopo della Quercia (1420).
Degno di nota è l’organo positivo da tavolo della prima metà del Cinquecento, unico nel suo genere e ancora funzionante.
Il terzo piano espone una collezione di armi anghiaresi, famose per la ricchezza delle decorazioni, e dipinti del Cinquecento e Seicento (Giovanni Antonio Sogliani, Matteo Rosselli, Jacopo Vignali, Giovan Battista Ghidoni).
Singolare la raccolta di Madonnine agghindate che, unite alla collezione di don Nilo Conti, ricca di ex voto e carte gloria, ricostruisce alcuni aspetti della devozione popolare.
Info:
Direttore: Rossella Sileno
Ingresso: 4,00 €; Riduzione 2,00 € (gratuito il 6 gennaio 2019)
Giorni e orario apertura: Martedì-Giovedì 9.00-18.00; Venerdì-Domenica 10.00-19.00 Chiusura settimanale: Lunedi; Orario biglietteria: Martedì-Giovedì 9.00-17.15; Venerdì-Domenica 10.00-18.15; Prenotazione: Nessuna
Comune: Anghiari
Indirizzo: piazza Mameli, 16
CAP: 52031
Provincia: AR
Regione: Toscana
Telefono: +39 0575 788001
Fax: +39 0575 789794
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Sito web: http://polomusealetoscana.beniculturali.it/index.php?it/194/anghiari-ar-museo-delle-arti-e-tradizioni-popolari-dellalta-valle-del-tevere-palazzo-taglieschi
Museo nazionale d'arte medievale e moderna
Il Museo ha sede nello storico palazzo Bruni Ciocchi, uno dei più bei palazzi rinascimentali della città, posto nella zona di San Lorentino, quartiere di Porta del Foro.
L’edificio fu costruito alla metà del Quattrocento per volere di Donato Bruni, figlio del celebre umanista Leonardo, cancelliere della Repubblica fiorentina, su precedenti insediamenti trecenteschi della famiglia ghibellina degli Accolti. Venne poi acquisito dalla famiglia Ciocchi dal Monte, di Monte San Savino, e fu probabile sede cittadina del cardinale Giovan Maria Dal Monte, poi divenuto papa con il nome di Giulio III. A partire dal Seicento ne divennero proprietari i conti Barbolani di Montauto, originari della Valtiberina, che lo ristrutturarono facendo costruire lo scalone monumentale, la galleria e il grande salone.
Dal 1816 il palazzo passò al Governo toscano che lo adibì ai Monopoli di Stato, facendone un deposito di vari generi, soprattutto sale, e collocandovi gli uffici della dogana, per questo è conosciuto anche come “Palazzo della Dogana”.
L'edificio, oggi di proprietà statale, si sviluppa su tre piani intorno a un grande cortile porticato su tre lati con eleganti colonne di pietra serena, per il quale si è fatto il nome di Bernardo Rossellino, attivo ad Arezzo nel 1434, ma i cui riferimenti stilistici sono più conformi all'architettura del Brunelleschi. Sul retro del palazzo, posto a livello del primo piano, è invece un giardino pensile di ispirazione rinascimentale.
Il Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna può essere considerato tra i più interessanti della Toscana per ricchezza e varietà di opere che, rispecchiando l'unione di più raccolte e collezioni d'arte di diversa formazione e provenienza, testimoniano al massimo grado la storia culturale e lo sviluppo artistico di Arezzo.
Il Museo nasce nel 1958, a seguito di una convenzione stipulata tra il Ministero della Pubblica Istruzione, che allora includeva le “Belle Arti”, e il Comune di Arezzo risolvendo annose questioni di gestione delle collezioni della pinacoteca comunale. Queste stesse collezioni derivavano, tra l'altro, dalla soppressione degli Ordini religiosi voluta dallo Stato dopo l'Unità d'Italia, dal collezionismo antiquariale ed erudito aretino del Bartolini, del Funghini e del Fossombroni, dalle raccolte Bacci, Rossi e Subiano, confluite nel patrimonio artistico della Fraternita dei Laici, istituzione civile e religiosa cittadina fondata nel 1262, che le aveva affidate in perpetuo al Comune dal 1934, e che già nell'Ottocento per merito del naturalista Marcantonio Fabroni, aveva fondato un proprio Museo.
A tali nuclei collezionistici vennero ad aggiungersi, oltre a quelle provenienti dal territorio, opere dai depositi dalle Gallerie fiorentine già dagli anni Trenta e poi successivamente nei Cinquanta, anni in cui sempre, con opere provenienti da Firenze, era stato realizzato l'allestimento della quadreria del Museo Statale di Casa Vasari. Nel 1964 il percorso museale si arricchisce della Collezione Salmi, per volere dell'illustre storico dell'arte aretino, a cui fa seguito nel 2010 una nuova donazione voluta dalla figlia.
Dopo i pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale al Palazzo Pretorio, dove era allora alloggiata la pinacoteca comunale, con gravi perdite di opere, le collezioni trovano posto nel Palazzo Bruni Ciocchi, restaurato ed allestito a cura delle Soprintendenze ai Monumenti e alle Gallerie di Firenze, poi con l'istituzione nel 1967 passa alla Soprintendenza aretina e infine, con l'ultima riforma ministeriale, entra a far parte del Polo Museale Regionale della Toscana.
Info:
Ingresso: gratuito
Giorni e orario apertura: Martedì, Mercoledì e Sabato 9.00-13.30/15.00-19.30; Giovedì 9.00-13.30; Venerdì e Domenica 15.00-19.30 Chiusura settimanale: Lunedi; Orario biglietteria: Martedì, Giovedì e Sabato 9.00-13.00/15.00-19.00; Mercoledì 9.00-13.00; Venerdì e Domenica 15.00-19.00; Prenotazione: Nessuna
Comune: Arezzo
Indirizzo: via san Lorentino, 8
CAP: 52100
Provincia: AR
Regione: Toscana
Telefono: +39 0575 409050
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Sito web: http://www.polomusealetoscana.beniculturali.it/index.php?it/146/istituti-e-luoghi-della-cultura
Museo archeologico nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” e Anfiteatro romano
Il Museo intitolato a Gaio Cilnio Mecenate nasce nel 1936 e ha sede nel monastero medievale di Monte Oliveto di Arezzo, edificio pregevole che sorge sui resti dell'anfiteatro romano (metà del II secolo d.C.) le cui strutture sono ancora in parte visibili al primo piano.Originato dall’eclettico museo pubblico di "Storia naturale e Antichità “ fondato nel 1823 dalla Fraternita dei Laici, si è accresciuto nel tempo, sia con l'acquisizione di varie raccolte private sia con gli apporti degli scavi condotti in città e nel territorio.
Divenuto statale nel 1973, il museo è articolato in 26 sale distribuite su due piani. Il piano terreno, ordinato topograficamente, espone reperti che ripercorrono la storia di Arezzo dalla sua fondazione in età etrusca fino all’età tardo antica. Al piano superiore si trovano le sezioni speciali (paleontologia, preistoria, alto medioevo), quelle tematiche (ceramiche, bronzi e preziosi) e le collezioni appartenute a cittadini aretini illustri: Bacci, Gamurrini, Funghini, Ceccatelli.
Tra i reperti più significativi della sezione etrusca si distinguono i gioielli della necropoli di Poggio del Sole, un'imponente decorazione frontonale policroma con scene di combattimento da Piazza S. Jacopo (480 a.C.), una serie di teste-ritratto e busti votivi da via della Società Operaia (II-I a.C.), nonché i reperti del grandioso santuario di Castelsecco (lastre decorative, un altare in pietra e statuette votive di bambini in fasce), un ciottolo iscritto per la divinazione e il quinipondium, esemplare monetale di notevoli dimensioni di cui sono noti solo due esemplari al mondo.
Dalle necropoli del territorio provengono l’anfora attica da Casalta con il ratto di Ippodamia, della scuola del pittore di Meidias (420–410 a.C.) e il torso di Marciano, scultura funeraria di età etrusca arcaica.
La sezione romana comprende mosaici, bronzetti, sculture, iscrizioni, monumenti funerari, ritratti e corredi tombali, tra cui quello prezioso di fanciulla rinvenuto in località "Puglia".
Il museo conserva la più ricca collezione al mondo di vasi di terra sigillata aretina, denominati in passato anche "vasi corallini", prodotti ad Arezzo tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I d.C. che resero la città famosa nell'antichità.
Nella sezione dei preziosi si ammira il ritratto maschile in crisografia - oro su vetro - (seconda metà del III d.C.), che costituisce uno dei rari e più raffinati esempi di questa tecnica, mentre nella Sala della collezione Bacci è esposto il magnifico cratere attico con Amazzonomachia, capolavoro del ceramografo Euphronios (510–500 a.C.).
Info:
Ingresso: 6,00 €; vedi Dettaglio biglietti (2); Riduzione 3,00 €; (Gratuito il 6 gennaio 2019)
Comune: Arezzo
Indirizzo: via Margaritone, 10
CAP: 52100
Provincia: AR
Regione: Toscana
Telefono: +39 057 520882
Fax: +39 0575 20882
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Sito web: http://www.polomusealetoscana.beniculturali.it/index.php?it/146/istituti-e-luoghi-della-cultura
Museo di Casa Vasari
“Una casa principiata in Arezzo, con un sito per fare orti bellissimi nel borgo San Vito, nella migliore aria della città”: con queste parole Giorgio Vasari descriveva la sua casa, acquistata nel 1541, oggi sede del museo omonimo.
L’abitazione si sviluppa su quattro livelli: il seminterrato; il piano nobile, con affaccio diretto sul giardino; il secondo piano, probabilmente destinato alla servitù, piuttosto rimaneggiato; le soffitte. Accanto alla casa si estende il giardino pensile all’italiana, in origine più esteso e con degli orti.
Vasari affrescò riccamente le sale dell’appartamento signorile, seguendo un preciso programma di celebrazione del ruolo dell’artista, utilizzando riferimenti mitologici, biblici, e allegorie.
Nel 1687, l’ultimo discendente del Vasari, Francesco Maria, per volontà testamentaria lasciò i suoi beni immobili alla Fraternita dei Laici.
Dopo un ulteriore cambiamento di proprietà, nel 1911 – in occasione del quarto centenario della nascita dell’artista aretino – la dimora venne acquistata dallo Stato italiano per destinarla a Museo.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso il Museo assunse il suo aspetto attuale, con l’eliminazione degli arredi in stile e l’allestimento di una piccola quadreria con opere di Vasari, dei suoi collaboratori, e di altri pittori toscani, ben rappresentativa del Manierismo toscano.
All’interno di Casa Vasari si conserva inoltre il prezioso Archivio vasariano, contenente la corrispondenza del poliedrico artista e documenti quali le Ricordanze e lo Zibaldone.
La collezione
Il museo è caratterizzato soprattutto dalla presenza di pitture murali sulle pareti e sulle volte, e dai dipinti su tavola che l’artista realizzò a più riprese per decorare la propria abitazione.
In particolare, nella Sala del Trionfo della Virtù, la rappresentazione è incentrata sul ruolo dell’artista, e sull’influsso degli astri sulla vita umana: celebri artisti dell’antichità, figure allegoriche e, sul soffitto, Il Trionfo della Virtù che lotta con la Fortuna e l’Invidia. Nella Camera di Abramo, ovvero la camera nuziale, ha particolare risalto Dio padre che benedice la generazione di Abramo nel tondo centrale del soffitto. Nelle altre sale, Apollo e le Muse, la Fama, e numerosi ritratti di artisti contemporanei a Vasari.
I dipinti esposti a Casa Vasari, costituenti la Quadreria allestita agli inizi degli anni Cinquanta e rinnovata nel 2011, provengono per la maggior parte dalle collezioni delle Gallerie Fiorentine e presentano una rassegna di pittori cinquecenteschi riferibile in particolare ai cosiddetti “pittori dello studiolo”, ossia gli artisti che – intorno al 1570 collaborarono insieme a Vasari alla decorazione dello Studiolo di Francesco I de’ Medici in Palazzo Vecchio, tra cui Jacopo Zucchi, Carlo Portelli, Mirabello Cavalori, Francesco Morandini, Alessandro Allori, Perin del Vaga, Giovanni Stradano, Maso da San Friano, Santi di Tito, ed altri di ambito aretino e fiorentino.
Sono poche le opere appartenenti all’arredo originale della casa: la Venere in gesso attribuita a Bartolomeo Amannati, posta a coronamento del camino nella Sala del Trionfo della Virtù, e la terracotta policroma invetriata raffigurante l’imperatore romano Galba di profilo, attribuita ad Andrea Sansovino ed esposta nel cosiddetto Stanzino vasariano.
Info:
Ingresso: 4,00 €; Riduzione 2,00 € (gratuito domenica 6 gennaio 2019)
Giorni e orario apertura: Lunedì-Sabato 8.30-19.30; Domenica e Festivi 8.30-13.30 Chiusura settimanale: Martedi; Orario biglietteria: Lunedì-Sabato 8.30-19.00; Domenica e Festivi 8.30-13.00; Prenotazione: Facoltativa (Telefono: + 39 0575 354449; Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Sito web: http://www.giorgiovasari-ticketoffice.it/)
Comune: Arezzo
Indirizzo: via XX settembre, 55
CAP: 52100
Provincia: AR
Regione: Toscana
Telefono: +39 0575 409040
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sito web: http://www.polomusealetoscana.beniculturali.it/index.php?it/192/museo-di-casa-vasari-arezzo
Basilica di San Francesco
La basilica gotica, ricca di testimonianze ad affresco della pittura aretina del Trecento, accoglie uno dei massimi capolavori del Rinascimento, la “Leggenda della vera Croce" di Piero della Francesca, lo straordinario ciclo dipinto dall'artista tra il 1453 ed il 1459 c.a. nella Cappella Bacci.
Le luminose storie di Piero della Francesca, restituite al loro splendore nel 2000, al termine di un lungo intervento di restauro, rappresentano una meta imprescindibile per quanti considerano la civiltà rinascimentale una delle maggiori conquiste dello spirito umano.
Nella basilica hanno particolare risalto, oltre alle vetrate istoriate di Guglielmo de Marcillat, la Cappella Tarlati con l’Annunciazione attribuita a Luca Signorelli, il grande Crocefisso ligneo sull'altare maggiore, attribuito al Maestro di San Francesco, gli affreschi opera di Spinello Aretino, ed altre opere di pregio.
Per motivi di sicurezza, sono ammesse alla visita della Cappella Bacci al massimo 25 persone per turno, della durata complessiva di 30 minuti. La prenotazione è obbligatoria.
biglietto cumulativo (gratuito domenica 6 gennaio 2019):
intero 12,00 € (10,00 € + 2,00 € diritto di prenotazione) per Basilica di San Francesco e Cappella Bacci, Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate, Museo di Casa Vasari, Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna, con validità 2 giorni;
ridotto 7,00 € (5,00 € + 2,00 € diritto di prenotazione)
Info:
Giorni e orario apertura: Ora legale: Lunedì-Venerdì 9.00–19.00; Sabato 9.00–18.00; Domenica 13.00–18.00 Ora solare: Lunedì-Venerdì 9.00–18.00; Sabato 9.00–17.30; Domenica 13.00-17.30; Orario biglietteria: Ora legale: Lunedì-Venerdì 9.00–18.30; Sabato 9.00–17.30; Domenica 13.00–17.30; Ora solare: Lunedì-Venerdì 9.00–17.30; Sabato 9.00–17.00; Domenica 13.00-17.00; Prenotazione: Obbligatoria (Telefono: +39 0575 352727; Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Sito web: http://www.pierodellafrancesca-ticketoffice.it/)
Comune: Arezzo
Indirizzo: piazza San Francesco, 1
CAP: 52100
Provincia: AR
Regione: Toscana
Telefono: +39 0575 20059
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sito web: http://www.polomusealetoscana.beniculturali.it/index.php?it/176/arezzo-basilica-di-san-francesco
Area archeologica del Sodo e Tomba di Camucia
Le fasi orientalizzante ed arcaica sono testimoniate dalle grandiose tombe gentilizie a tumulo presenti nella piana cortonese all'incrocio fra le direttrici viarie verso Chiusi e Roma, che confermano, l'esistenza di famiglie aristocratiche di principes latifondisti. I loro monumenti funerari nel territorio cortonese sono i tumuli di Camucia e del Sodo.
Il complesso del Sodo è stato oggetto negli ultimi anni di straordinarie scoperte. Si sono rinvenuti al suo interno una seconda tomba a camera, oltre a quella già nota dal 1928, con prezioso corredo, appartenente forse a un magistrato e alla sua famiglia, e un monumentale altare per i culti funerari che costituisce un unicum in Etruria.
Le tombe, costruite con tecniche raffinate, differenziate l'una dall'altra, presentano tutte piante assai complesse e celle coperte da pseudovolte con lastre aggettanti, ad eccezione di quella del Sodo che è stata lisciata e presenta profilo ogivale.
Il tumulo di Camucia ospita due tombe. La prima, scoperta nel 1840 dal famoso archeologo Alessandro François, da cui prende il nome, ripropone lo schema della casa con l'atrium, il tablinum diviso in due parti e le alae, rappresentate dalle cellette laterali, in una disposizione speculare che ha fatto pensare alla tomba di due fratelli. La seconda si articola su un corridoio su cui si aprono le porte delle celle laterali: lo schema planimetrico generale appare più evoluto rispetto a quello della Tomba François e prelude alla planimetria delle tombe del II Melone del Sodo.
Info:
Ingresso: gratuito
Giorni e orario apertura: Martedì-Domenica 8.00-14.00 Chiusura settimanale: Lunedì; Orario biglietteria: 8.30-13.30; Prenotazione: Nessuna
Comune: Cortona
CAP: 52044
Provincia: AR
Regione: Toscana
Telefono: +39 057 5612565
Antiquarium nazionale di Sestino
Nel corso dell'Ottocento si formò a Sestino una collezione di iscrizioni, cippi, statue e frammenti decorativi di epoca romana provenienti da scavi eseguiti nel territorio. La collezione era conservata dagli arcipreti di Sestino in un piccolo locale annesso alla chiesa di San Prancrazio senza avere una esposizione organizzata di tipo museale. Verso la fine dell'Ottocento si pensò di trasferire la collezione nei musei archeologici di Firenze o di Roma, ma per vari motivi le opere rimasero in loco. Solo negli anni Trenta del Novecento fu istituto presso la canonica un piccolo museo, che ospitava i reperti archeologici di Sestino. Oggi l'Antiquarium è costituito da una sezione epigrafica dove sono esposti materiali lapidei con cippi e tavole di epoca imperiale (I sec.-IV sec. d.C.). Recentemente è stata inaugurata la seconda sezione, con esposizione della statuaria e con la ricostruzione di uno spettacolare monumento funerario di età augustea.
Info:
Ingresso: gratuito
Giorni e orario apertura: 1 maggio - 30 giugno: sabato ore 15 - 19 domenica e festivi: ore 10-13 e 15-18 1 luglio - 4 settembre: sabato, domenica e festivi 10-13 e 15-18. ; Prenotazione: Obbligatoria (Telefono: 0575 772718 - 335 6971607 338 7498639; Fax: 055 772615)
Comune: Sestino
Indirizzo: Via Marche, 12
Provincia: AR
Regione: Toscana
Telefono: 055 23575
Fax: 055 242213
- Data inizio: Domenica, 06 Gennaio 2019
- Data fine: Domenica, 06 Gennaio 2019
- Evento a pagamento: Sì