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Visite animate a Palazzo Ducale: Isabella d'Este e le sue stanze in Corte Vecchia

Visite animate a Palazzo DucaleSpettacoli di 90 minuti ambientati nei luoghi e nelle stanze di Isabella

Un’emozione prende forma. Chi di noi non ha sognato almeno una volta 
di vestire i panni di uno di quei personaggi, enigmatici ed affascinanti, che si studiano nei libri di storia o letteratura? Magari proprio in quegli stessi luoghi in cui queste leggendarie figure hanno abitato, vissuto e si sono emozionate? Partecipare ad una Visita Animata significa dare forma al vostro sogno: monumenti che divengono scenografie, costumi, parole e sguardi, curati in ogni singolo dettaglio, capaci di catapultarvi nella dimensione di volta in volta rappresentata, vi renderanno non solo spettatori, ma protagonisti di un viaggio tanto intenso e strabiliante quanto la vita di chi lo ha percorso.

La visita animata in Corte Vecchia del Palazzo Ducale, racconta, collocandoli in modo significativo nei locali abitati dalla marchesana, i tratti salienti della vita di Isabella d’Este Gonzaga, attraverso sette “imprese”, immagini emblematiche che ebbero grande fortuna nelle corti italiane del Rinascimento e che, nell’unione di una figura e di un breve motto vicendevolmente significanti, si pongono come sintesi della stessa identità del personaggio che le sceglie. La ricerca della raffigurazione della propria identità, formulata e teorizzata per mezzo dell'impresa, è una chiave di lettura efficace per delineare l’autoritratto che la marchesana vuole offrire di sé negli ambienti del palazzo.

La prima impresa scelta è “Diamante”, che simboleggiava la solidità della Casa d’Este, da cui Isabella proveniva, il cui stabile governo non poteva essere messo in difficoltà da nessuna potenza straniera. Sotto la sua egida, la visita animata presenta i ricordo dell’infanzia della figlia d’Ercole I con l’intervento di Diomede Carafa, conte di Maddaloni, istitutore della madre di Isabella, Eleonora d’Aragona, con cui la giovane marchesana mantenne un fitto rapporto epistolare nei primi anni di matrimonio.
La seconda impresa è una “A” blu in campo d’oro, che esprime il proposito di mettere l’amore come guida della vita. In questa scena, Isabella, dialogando con Francesco II Gonzaga, suo recente sposo e appassionato di cavalli e tornei, gli dichiara il suo desiderio di trasformare l’appartamento nuziale realizzando un “camerino” e una “grotta” come allora avevano solo pochi nobiluomini (e nessuna donna). Isabella fa riferimento all’orefice e scultore Pier Jacopo Alari Bonacolsi, detto l’Antico, per le opere d’arte antiquarie o moderne che potrebbero arredare il suo “camerino”.
L’impresa “Is” – che sostituisce nell’appartamento di Corte vecchia quella presente nel castello (che intrecciava insieme le iniziali di Isabella e Francesco “IsF”) – porge il destro per raccontare come Isabella, delusa dal legame matrimoniale, si sia rivolta soprattutto all’educazione dei figli maschi, Ferdinando, Ercole e Ferrante.
“Nec spe nec metu” è un motto ripreso da Seneca che indica la linea guida della vita d’Isabella: equilibrio e indipendenza. In questa quarta parte la marchesana dialoga con Ludovico Ariosto, che nel 1507 le legge alcuni brani del poema in composizione e nel 1516 porta in dono a Isabella la prima edizione dell’Orlando Furioso appena stampato.
La quinta impresa è uno spartito in cui non compaiono note, ma solo pause (indica il silenzio): alla morte di Francesco Gonzaga, Isabella si confronta a distanza con Baldassarre Castiglione, l’autore del Cortegiano, descrivendo i suoi gusti di collezionista raffinata ed esigente.
La sesta impresa, “Benemerentium ergo” è la scritta ideata dall’umanista Niccolò da Correggio e incisa sulla medaglia celebrativa: l’Isabella. Significa “Grazie agli astri benevoli, a cui va il merito del mio successo”. La marchesa può essere grata alla buona sorte che l’ha salvata anche nella città eterna quando, andata in cerca di antichità e per perorare da papa Clemente VII il cappello cardinalizio per il secondogenito Ercole, si deve “barricare” nel suo palazzo durante “il sacco di Roma” effettuato dai soldati imperiali e in particolare dai Lanzichenecchi tedeschi.
L’ultima impresa è un candelabro con una sola candela con il motto “Sufficit unum in tenebris” Alla fine della sua lunga vita Isabella ormai morente si confronta con il figlio, il Duca Federico, con cui era appena stata al Carnevale di Venezia. Occasione per misurare i cambiamenti della situazione politica e le ombre che ormai si addensano sull’Italia, che in questo primo Rinascimento ha raggiunto vette ineguagliabili di cultura e di ricchezza.

Ultima modificaGiovedì, 07 Dicembre 2017 10:04
  • Data inizio: Venerdì, 08 Dicembre 2017
  • Data fine: Domenica, 10 Dicembre 2017
  • Evento a pagamento:

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