Maternità e allattamento nell’Italia antica
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La mostra è incentrata su tematiche riguardanti la maternità e l’allattamento nel mondo antico attraverso un approccio antropologico, che mira a mettere al centro le persone.
Il Comitato provinciale UNICEF di Roma sostiene e partecipa alla mostra riconoscendone la valenza scientifica e la capacità di costruire un legame critico fra mondo antico e contemporaneo.
All’interno delle dinamiche familiari i bambini appaiono al centro di un complesso sistema di cure e attenzioni da parte delle madri e di altre figure, soprattutto femminili (zie, nonne, nutrici). In questa rete di relazioni i bambini venivano protetti con ogni mezzo a disposizione, con pratiche che spaziavano dalla religione, alla magia, alla medicina.
Nell’approccio della curatrice Giulia Pedrucci (attualmente Marie Skłodowska-Curie CO-FUND fellow all’Università di Erfurt - Germania) è importante la verosimiglianza, basata su ricostruzioni ipotetiche ma verosimili, fondate sul metodo della “lunga durata” osservabile in aspetti della vita umana al cui interno esiste una certa refrattarietà al cambiamento (come la psicologia umana e la natura dei rapporti interpersonali).
In mostra non si trovano “oggetti da museo” ma “piccoli” votivi, riflessi e testimonianze degli aspetti della vita quotidiana per i quali furono creati. Diversi reperti lasciano per la prima volta i depositi del Museo e sono stati restaurati per l’occasione. Non sono stati scelti “capolavori” ma opere in grado di illustrare la narrazione e stimolare la riflessione. Tracce visibili delle credenze, delle speranze e, in definitiva, del vissuto di coloro che le hanno lasciate.
Scopo della mostra è indagare le tematiche riguardanti la maternità nel mondo etrusco e romano. La maternità viene analizzata da un nuovo punto di vista: il focus non è esclusivamente sulla madre e sul bambino, ma si allarga a tutte le figure che possono avere assistito, o talvolta forse anche ostacolato, la madre nel periodo che va dal concepimento al raggiungimento dell’età adulta del figlio. Numerose le figure femminili che gravitavano intorno alla madre e al bambino con ruoli molto più attivi rispetto a oggi. Senza dimenticare il padre che, assieme al pedagogo (maestro), era probabilmente più presente nella vita dei piccoli rispetto a quello che si è soliti a pensare.
Le fonti scritte purtroppo ci hanno lasciato poche informazioni e per giunta indirette, solitamente mediate da autori maschi che scrivevano per i ceti sociali più elevati o vi appartenevano. Oltre a ciò, è raro trovare informazioni riguardanti donne e bambini nel loro vissuto quotidiano nelle opere giunte fino a noi, che trattano quasi esclusivamente i generi letterari “nobili”, come poesia, oratoria, storia. Un grande aiuto può venirci dall’archeologia. Statuette votive di donne con bambini sono presenti in tutto il Mediterraneo antico. Vengono comunemente chiamate kourotrophoi. Nell’Etruria meridionale e nel Lazio sono numerose e proprio in queste aree compare una tipologia di statuetta non attestata altrove: quella della coppia con un bambino. La coppia può essere formata sia da due donne che da un uomo e da una donna. Opportunamente contestualizzate all’interno di ciò che sappiamo o possiamo ricostruire sulla famiglia etrusca e romana, queste statuette sembrano raccontarci una diversa “microstoria”. A lungo gli studiosi hanno pensato che il bambino nella società antica non fosse considerato importante, ma dalla lettura che qui viene proposta emergono le preoccupazioni, le cure e le attenzioni di cui il bambino era costantemente oggetto.
Mostra promossa da:
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Valentino Nizzo, Direttore), University of Erfurt, Max Weber Centre for Advanced Cultural and Social Studies (Hartmut Rosa, Director);
Mostra a cura di Giulia Pedrucci con Vittoria Lecce; con l’adesione del Comitato provinciale UNICEF di Roma; Media Partner Forma Urbis.
- Data inizio: Sabato, 23 Marzo 2019
- Data fine: Domenica, 02 Giugno 2019
- Evento a pagamento: Sì
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